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Nelle aziende moderne il focus è sulla gestione del cambiamento. Si crede che la gestione del cambiamento sia la competenza che possa permettere alle aziende di andare avanti insieme ai cambiamenti del mondo e di prosperare.
In realtà però questa modalità impedisce le persone e le organizzazioni di accedere a strategie e abitudini che portano all’evoluzione. Il cambiamento, infatti, è una reazione, spesso di emergenza, a variazioni del mondo esterno o all’entropia accumulata all’interno di una persona, di un team o di una organizzazione. Quando cambiamo, desideriamo eliminare una situazione presente, o modificarla e prendere una nuova strada. La gestione del cambiamento si può paragonare alla capacità di un marinaio di aggiustare le vele a seconda del vento. Questa capacità potrà portare il marinaio fino a destinazione, ma non migliorerà la barca o il marinaio: riuscirà semplicemente a far sì che entrambi arrivino agli obiettivi che desiderano.
Nel parlare di cambiamento, ci confrontiamo con quattro livelli diversi:
− Resistenza – al primo livello c’è la resistenza, risposta naturale per molti data la natura abitudinaria della nostra vita. Un’azienda, un professionista, una persona, tendono a volere mantenere lo status quo perché emozionalmente più sicuro, anche se magari meno efficace. In questo stato la persona o l’azienda non cambiano e anzi, non ascoltano la realtà esterna e combattono cambiamenti che sarebbero necessari per continuare ad essere efficaci nel mondo.
− Adattamento – la strategia di adattamento si basa sulla reazione ai piccoli stimoli di cambiamento provenienti dall’ambiente esterno. Una palestra si adatta, inserendo nuovi corsi ogni volta che nasce una moda per un nuovo tipo di esercizio aerobico ad esempio. La strategia di adattamento permette di seguire quello che succede all’esterno, a mantenersi aggiornati e consapevoli di quello che avviene nell’ambiente intorno a noi. Allo stesso tempo però, costringe a reagire continuamente a stimoli esterni.
− Cambiamento – il cambiamento è un moto in una direzione diversa rispetto a quella che stiamo percorrendo. È una reazione che va oltre l’adattamento, più in profondità. Qui le aziende si fermano, solitamente, interpretando la gestione del cambiamento come la competenza massima acquisibile. In realtà, il cambiamento arriva troppo tardi, quando ci si trova in una situazione non più sostenibile o desiderabile e si deve cambiare direzione. La competenza di gestione del cambiamento è molto utile per cambiamenti repentini o per emergenze, ma non deve essere interpretata come la competenza da utilizzare nella gestione e nella crescita individuale e come azienda. Non deve diventare un atteggiamento o la strategia con cui si seguono gli sviluppi del mondo, altrimenti la persona passerà dei periodi di grande efficacia, subito dopo il cambiamento, e periodi di maggiore inefficacia, nella fase di resistenza ad un nuovo cambiamento.
− Evoluzione – quando una persona evolve, ha definito una Visione autentica che gli offre una direzione precisa. Pur essendo consapevole dell’ambiente intorno a lui, non si fa influenzare e segue la propria strada, raggiungendo obiettivi anche ambiziosi e creando nuove possibilità. In un processo evolutivo si va oltre la reazione alla realtà esterna – si crea una Visione. Da un atteggiamento di reazione si passa dunque ad un atteggiamento di creazione, l’espressione più potente dell’inventiva e dell’intelligenza umana. I grandi brand nel mondo, gli artisti, gli imprenditori e i manager illuminati, le persone che hanno creato piccoli e grandi innovazioni o hanno raggiunto obiettivi ambiziosi, creando nuove strade, sono andati oltre la gestione del cambiamento, abbracciando un atteggiamento evolutivo.