I nostri risultati dipendono soprattutto dalle abitudini mentali, emozionali e comportamentali che abbiamo sviluppato nel tempo. Le abitudini diventano inconsapevoli e formano, in azienda, la cultura aziendale o in un team, la modalità di lavoro media con cui si opera.
In un contesto in cui siamo impegnati in obiettivi sempre nuovi ed urgenze del giorno dopo, non ci accorgiamo delle abitudini inefficaci che assumiamo nel tempo, vittime anche dell’entropia del mondo – dopo un po’, anche nel team più affiatato del mondo, se non si lavora su di esso, nasceranno conflitti.
Il singolo individuo è ormai abituato a funzionare in modalità di goal-setting: focus sul prossimo obiettivo, tirandosi dietro tutta la “zavorra” fatta di abitudini mentali e comportamentali inefficaci, che gli remano contro. Se non stiamo attenti, gli obiettivi e le urgenze iniziano a controllarci, generando stress cronico, inefficacia e grande fatica a raggiungere obiettivi anche non troppo complessi.
Ogni tanto è importante fermarsi e prendersi cura del centro.
Prendersi cura del centro significa:
Osservarsi, prendendo consapevolezza dei nostri comportamenti e dei risultati che abbiamo. Cosa funziona? Cosa è inefficace? Cosa va eliminato? Cosa va introdotto, o rafforzato? Quali abitudini mi portano dove voglio? Quali abitudini mi stanno ostacolando?
Lasciare che questa consapevolezza aggiusti naturalmente il tiro. Gli esseri umani hanno la grande capacità di crescere naturalmente, davanti a stimoli esterni: se qualcuno ci chiede se siamo comodi sulla sedia, noi, spostando l’attenzione sul nostro corpo, “aggiustiamo” immediatamente la postura, se non è corretta. Così un team conflittuale a cui chiedi di notare ogni volta che qualcuno lancia una critica, inizia a cambiare comportamenti senza che nessuno lo ordini.
Osservare le abitudini. Le routine hanno un effetto moltiplicatore: una notizia molto positiva, se le abitudini sono efficaci, ma un vero problema se sono inefficaci, perché porteranno ad un effetto valanga. Riconoscere abitudini inefficaci è il primo passo per cominciare a cambiarle.
Allenare le nuove abitudini. Significa prendersi del tempo per fare un po’ di “scuola guida mentale”. Quando impariamo a guidare, siamo costretti ad essere attenti e concentrati su ogni movimento. Dobbiamo fare lo stesso con le nuove abitudini, fino a quando queste non diventano automatiche.
Prendersi cura del centro deve essere un allenamento costante, un’abitudine anch’essa, perché ci permette di partire verso nuovi obiettivi leggeri, senza zavorre o comportamenti che ci impediscono di remare nella direzione desiderata.
Significa dimenticare per un attimo gli obiettivi e ritornare al nostro centro: chiederci chi siamo, chi vogliamo essere, come vogliamo fare la differenza e se i comportamenti che stiamo tenendo al momento rispecchiano questa visione di noi stessi, o se dobbiamo cambiare qualcosa. L’efficacia sale in modo considerevole, perché non dobbiamo più combattere con obiettivi conflittuali, dubbi, strategie costruite male, battute di arresto per problemi non risolti.
Se ho un conflitto con una persona, lo risolvo subito, non sviluppo abitudini poco efficaci, come il non comunicare con quella persona e “sopravvivere” nel mio team.
Se sto inseguendo un obiettivo che in realtà non mi porta lontano, lo abbandono, invece che tirarmelo dietro per anni. Eppure spesso le aziende commettono questo errore: invece di prendersi cura del loro centro, la loro “Visione” e il loro brand, quando sono in difficoltà o alla ricerca di nuovi profitti iniziano a diversificare, perdendo di vista quel “centro” che le rende uniche.
Prendersi cura del centro infine ci dà il permesso di prenderci cura del nostro io, del nostro essere e di spendere le nostre preziose energie per attività, obiettivi e risultati veramente importanti ed efficaci.